Ho concluso, pochi giorni fa, un percorso di educazione all’affettività e alla sessualità attivato in sei classi di scuole secondarie di primo grado (terza media, per intenderci) della provincia di Mantova. A metà percorso ho somministrato ai ragazzi un questionario anonimo nel quale potevano rivolgermi domande, curiosità, dubbi, paure rispetto alla sessualità, a cui avrei risposto nel nostro ultimo incontro.
Cosa è emerso dall’analisi dei dati? Innanzitutto che le fonti di informazione dei preadolescenti in tema di sessualità sono primariamente gli amici e poi internet (porno, hentai, anime); mentre le ragazze parlano di emozioni e di questioni relative allo sviluppo puberale con i genitori in misura maggiore rispetto ai ragazzi, questi ultimi tendono a non parlare di argomenti relativi alla sessualità con nessuno e ad usare internet e il porno più delle ragazze; la metà di loro, inoltre, considera scarso/assente il dialogo con i propri genitori rispetto agli argomenti inerenti la sessualità.
Come dicevo loro: “il porno è fatto per eccitare e non per educare!”, quindi dal porno non c’è nulla da imparare. Ma entriamo nel merito di che cosa guardano: gli hentai, cioè tutta una produzione di anime, manga e videogiochi erotici, di origine giapponese, nei quali sono contenuti personaggi apertamente sessualizzati e immagini pornografiche che sfociano in fantasie sessuali estreme, perverse, socialmente inaccettabili. In altre parole, si tratta di porno sotto forma di cartoni animati. Caratteristica dei manga porno e degli hentai è che sono esagerati, ancora di più dei porno reali mostrano ai ragazzi personaggi con tratti fisici assurdi, seni e sederi enormi, uomini con prestazioni fisiche straordinarie, desiderio di sesso interminabile. Oltre a ciò viene messo in evidenza un aspetto di pansessualità, non è raro infatti che i personaggi si accoppino con animali e “mostri” inventati.
I personaggi hentai hanno una psicologia piatta, che solitamente non varia da hentai ad hentai. Viene quindi tollerato lo stupro, l’incesto e il sesso tra adulti e bambini, in quanto – ricordo – gli hentai portano su schermo le più vaste e insane perversioni sessuali. Vari studi recenti sull’uso della pornografia hanno evidenziato che dopo un po’ gli utenti, stanchi dei contenuti standard del porno, vanno alla ricerca di cose più forti o inedite. Questo potrebbe spiegare perché molti cercano l’hentai. Vogliono qualcosa che li ecciti e che sia strano e insolito. Sebbene non ci siano stati studi seri sul consumo di hentai, si ritiene che abbia gli stessi effetti del consumo di massa di pornografia. Il problema principale del consumo di pornografia a 13 anni non è legato al fatto, come molti genitori pensano, che sia presto, che i ragazzi non dovrebbero scoprire il sesso a 12-13 anni (anche se prima dei 13 consiglierei di mettere a tutti i dispositivi un parental control), che sia pericoloso perché mette loro in testa l’idea di voler fare sesso.
Il problema principale non è voler fare sesso, quello è una cosa normale, il problema principale è avere un’idea sbagliata di sesso. La pornografia infatti offre ai ragazzi e alle ragazze contenuti irrealistici, violenti, esagerati, deviati, anaffettivi e per la maggior parte delle volte legati ad un’idea sociale e familiare di maschilismo. E’ stato dimostrato infatti che più gli adolescenti maschi sono giovani quando hanno il primo approccio con la pornografia e più tendono a diventare futuri uomini arroganti per cui l’idea di uomo di valore è quella di “uomo di potere che deve e può liberamente sottomette la donna”. Dall’altra parte, invece, le ragazze che guardano contenuti porno possono pensare di “dover” essere sottomesse, di dover avere canoni estetici uguali a quelli delle donne che vedono in video e di dover sempre dire di si ai desideri e alle fantasie di un uomo senza poter esse stesse avere delle proprie idee e opinioni su come dovrebbe essere l’esperienza sessuale.
In ultimo, ma non per importanza, il consumo di pornografia porta i ragazzi a essere pigri nel ricercare il contatto con l’altro perché in tal modo possono procurarsi piacere in maniera facile e veloce, a stancarsi prestissimo della normalità in quanto la sovraesposizione rende il cervello assuefatto a questo tipo di “emozioni” che la normalità non può “soddisfare”. E, infine, a rischiare la cosiddetta cybersexual addiction e quindi a cadere in una forma di dipendenza al pari di quella da videogiochi, droghe, cibo, tabacco. Il pericolo di questo tipo di pornografia è sempre quello di rendere i ragazzi “indifferenti” agli stimoli reali, a sentirsi inadeguati per un’esperienza sessuale vera in quanto le loro caratteristiche fisiche non rispecchiano quelle dei personaggi.